Olivieri Aldo (San Michele Extra, 02 Ottobre 1910 - Camaiore, 05 Aprile 2001) è stato un calciatore di ruolo portiere e un allenatore.
Carriera
Esordì nella stagione 1929-30 nel Verona in Serie B, passando al Padova nel 1933-34. L'esordio in Serie A avvenne il 10 settembre 1933 in Padova-Torino 1-0. Tuttavia giocò soltanto otto gare, poiché durante un'azione di gioco, un'uscita spericolata su un attaccante (Andrea Gregar) gli causò la frattura del cranio che, come ebbe a dichiarare, per tutta la vita gli procurerà forti emicranie e lo renderà curiosamente sensibile ai cambi di clima. Dopo appena un anno di convalescenza e contro il parere dei medici, Olivieri andò a giocare nella Lucchese nella serie cadetta, riuscendo a conquistare una promozione in Serie A con la squadra toscana, dove rimase 4 stagioni e dove si fece notare dal CT della Nazionale Vittorio Pozzo. Poi, nella stagione 1938-39 arriva al Torino, chiamato da Egri Erbstein, che lo aveva allenato già a Lucca.
Nella squadra granata Olivieri giocò quattro campionati per un totale di 113 partite, prima di passare al Brescia dove chiuse la carriera in Serie B nella stagione 1942-43, giocando 32 partite
Nazionale
Debuttò in Nazionale il 15 novembre 1936 nella gara con la Germania pareggiata 2-2 e giocò 24 partite (più 3 con la Nazionale B).
Fu il portiere titolare della Nazionale italiana campione del mondo nel 1938 in Francia, sotto la guida di Vittorio Pozzo.
Il 26 ottobre 1938 divenne il primo portiere italiano ad essere convocato per un match FIFA World XI, difendendo la porta di una selezione europea in un'amichevole contro l'Inghilterra: con lui scesero in campo Alfredo Foni, Pietro Rava, Michele Andreolo e Silvio Piola.
Allenatore
Nel dopoguerra intraprese la carriera di allenatore, partendo dal Viareggio e ottenendo poi tre promozioni in Serie A con la Lucchese, con l'Udinese che grazie ad Olivieri passò dalla Serie C alla Serie A in meno di due anni, e con la U.S. Triestina. L'Udinese, infatti nel campionato 1949-50 arrivò seconda, con sessanta punti, dietro al Napoli. Olivieri in quel periodo viveva a Udine in un elegante appartamento messo a disposizione dal Vicepresidente del club, Raimondo Mulinaris, industriale del settore alimentare (proprietario di un importante pastificio) nella centrale via Cussignacco. In seguitò ottenne buoni risultati sulle panchine, tra le altre, di Inter e Juventus; nel 1956 fu sospeso per un anno, per aver trattato trasferimenti di giocatori, attività all'epoca proibita agli allenatori.
Sul finire della carriera allenò per quattro stagioni la Casertana, prima di diventarne direttore sportivo nella stagione 1968-1969, conclusasi con la mancata vittoria del campionato di Serie C per una penalizzazione e il conseguente scoppio della "Rivolta del pallone".
Citazioni
Passavo la maggior parte delle mie giornate a giocare a pallone su un campo sterrato a lato del lanificio Tiberghien di S.Michele Extra, appena fuori dalle porte di Verona. Grazie alla mia abilità nell'intercettare il pallone con le mani, molte volte evitavo che i palloni calciati dai miei compagni colpissero le lunghe file di operai che entravano e uscivano dall'opificio. Mi piaceva un sacco giocare in porta per fare grandi balzi e prendere la palla al volo. Molte volte andavo a teatro per vedere come i ballerini si lanciavano in aria, parevano sfidare la forza di gravità. Io cercavo di emularli ma indossando i guantoni del portiere. Ero talmente agile che mi venne affibiato il nomignolo di "Gatto Magico". Giovanissimo fui ingaggiato dall'Audace di S.Michele, che in seguito formerà oltre al grande Mario Corso altri portieri di calibro nazionale, come Guido Masetti e Angelino Colombo. Dopo un breve periodo al Verona mi trasferii al Padova dove nel 1933 ho subito un gravissimo infortunio alla testa con la rottura del cranio, nel quale rischiai seriamente di perdere la vita; mi rimisi in piedi dopo un anno. Alcuni mesi più tardi trovai una squadra di pazzi che, si prese il rischio di mettere in porta un giocatore con la testa rotta, la Lucchese. In Toscana rimasi 4 anni, per poi continuare la carriere nel Torino di Erbstein, l'embrione di ciò che sarà il Grande Torino, lasciai il mio posto ad un giovane Baccigalupo, per chiudere nel Brescia, quando oramai i dolori alla testa divennero insopportabili. E' grazie a loro se ero diventato un'infallibile metereologo "sentivo il cambiamento del tempo in base ai dolori". Con la Nazionale ho vinto un mondiale nel 1938, sostituendo tra i pali l'infortunato Ceresoli. Da spirito libero quale ero, la mia carriera entrò in fase calante dopo pochi mesi dalla vittoria del mondiale di Parigi per aver rifiutato di stringere la mano al Duce durante il ricevimento della squadra a Villa Borghese, inoltre, non scesi mai a compromessi negando di fare il saluto romano durante le partite della Nazionale.